19 Febbraio 2025
I buoni pasto sono tra i benefit aziendali più diffusi in Italia, offrendo ai lavoratori la possibilità di coprire parte delle spese alimentari sia nei ristoranti che nei supermercati convenzionati.
Sono un vantaggio apprezzato perché permettono di risparmiare sul costo della vita quotidiana e, al tempo stesso, rappresentano un incentivo per le aziende che vogliono migliorare il welfare aziendale. Tuttavia, quando il valore del buono pasto supera gli 8 euro, emergono alcuni aspetti fiscali che è bene conoscere.
Se ti sei mai chiesto cosa succede quando i buoni pasto superano questa soglia, in questa guida troverai una spiegazione chiara e pratica per comprenderne l’impatto su busta paga, tasse e benefici per aziende e lavoratori.
I buoni pasto sono un benefit fornito dalle aziende ai propri dipendenti per coprire parte delle spese alimentari. Possono essere utilizzati sia nei ristoranti e bar, sia nei supermercati per acquistare generi alimentari. Grazie a questa flessibilità, molti lavoratori preferiscono impiegarli per la spesa, ottimizzando il loro valore.
Negli ultimi anni, l’uso dei buoni pasto digitali ha preso sempre più piede, offrendo vantaggi pratici sia per i lavoratori che per le imprese. Eliminano il rischio di perdere i vecchi ticket cartacei e rendono più rapido il pagamento. Inoltre, le aziende possono gestire in modo più efficiente l’assegnazione e il controllo di questi benefit, riducendo il lavoro amministrativo.
La soglia degli 8 euro è un riferimento fiscale per i buoni pasto digitali. Fino a questo importo, il buono è completamente esente da tasse e contributi, sia per il datore di lavoro che per il dipendente. In altre parole, è un vantaggio netto per entrambi.
Se invece il valore del buono pasto è superiore a 8 euro, l’importo in eccesso viene trattato in modo diverso: la parte eccedente potrebbe essere considerata reddito imponibile per il lavoratore e quindi soggetta a tassazione. Di conseguenza, la decisione di erogare buoni di valore più alto deve essere valutata in base alla convenienza fiscale per entrambe le parti.
Per i lavoratori, questo significa che un buono da 10 euro, ad esempio, potrebbe comportare un piccolo aumento della base imponibile del proprio stipendio, con un’incidenza minima sulle tasse. È quindi utile informarsi su come la propria azienda gestisce l’erogazione di buoni pasto di valore superiore alla soglia di esenzione.
Indipendentemente dal loro valore, i buoni pasto elettronici offrono numerosi vantaggi rispetto ai classici ticket cartacei. Il loro formato digitale garantisce maggiore sicurezza, elimina il rischio di smarrimento e consente di tracciare facilmente tutte le transazioni effettuate.
Un altro punto di forza è la praticità nell’utilizzo. I lavoratori non devono più portare con sé carnet di ticket o preoccuparsi di contarli uno per uno in cassa. Con un semplice pagamento via app o tramite POS, la transazione è immediata e senza intoppi. Per le aziende, invece, la gestione digitale semplifica l’assegnazione e il monitoraggio dei buoni, riducendo errori amministrativi e ottimizzando la contabilità.
Per sfruttare al meglio i buoni pasto, sia aziende che lavoratori possono adottare alcune strategie. Le imprese dovrebbero valutare quale sia l’importo più adeguato per i dipendenti, considerando il bilanciamento tra vantaggi fiscali e reale utilità per il personale. I lavoratori, d’altra parte, possono pianificare la spesa in modo intelligente per ottimizzare il valore dei buoni ricevuti.
Un trucco utile è verificare sempre le condizioni di utilizzo nei vari punti vendita. Alcuni supermercati applicano restrizioni su determinati prodotti acquistabili con i buoni pasto, quindi è sempre meglio controllare prima di fare acquisti. Inoltre, usare i buoni in modo strategico può permettere di coprire una parte significativa delle spese alimentari senza incidere sul proprio stipendio.
Oltre agli aspetti fiscali e pratici, è interessante considerare la percezione dei buoni pasto tra i lavoratori. Per molti dipendenti, rappresentano un aiuto concreto per la gestione delle spese quotidiane, specialmente in un contesto di aumento del costo della vita. Un buono pasto più alto può essere visto come un riconoscimento aziendale del valore del lavoro svolto e come un incentivo motivazionale.
D’altra parte, quando il valore del buono pasto viene aumentato senza che il lavoratore ne comprenda appieno le implicazioni fiscali, può esserci il rischio di fraintendimenti. Per questo, è utile che le aziende comunichino chiaramente il funzionamento della tassazione e i reali vantaggi dell’incentivo.
Comprendere cosa cambia quando i buoni pasto superano gli 8 euro aiuta a prendere decisioni più consapevoli, sia per i lavoratori che per le aziende. La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio tra valore del buono e benefici fiscali, in modo da massimizzare l’utilità di questo strumento senza incorrere in svantaggi.
Con l’uso dei buoni pasto digitali, la gestione diventa ancora più semplice e pratica, consentendo a tutti di beneficiare di un sistema più efficiente e senza sprechi.
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